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Cannes 2025: Il Passato, il Presente e il Futuro del Cinema

2025-04-19 17:07

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Cannes 2025: Il Passato, il Presente e il Futuro del Cinema

di Angela Pangallo

Il Festival di Cannes non è solo uno degli eventi cinematografici più prestigiosi al mondo, ma anche uno specchio del tempo, capace di riflettere le tendenze, le trasformazioni culturali e le contraddizioni del nostro presente. Fondato nel 1946, Cannes è nato come risposta al fascismo che aveva infiltrato il Festival di Venezia sotto il regime mussoliniano. Nel tempo, ha saputo reinventarsi, divenendo la passerella globale per il cinema d’autore, un crocevia tra arte, politica e industria. Oggi, a quasi ottant’anni dalla sua nascita, Cannes continua a interrogarsi sul ruolo del cinema in un mondo in continua evoluzione. Sin dalla sua fondazione, Cannes si è distinto per la capacità di valorizzare il talento. La Palma d’Oro, istituita nel 1955, è diventata uno dei premi più ambiti, consacrando film che avrebbero poi segnato la storia del cinema: La dolce vita di Fellini, Pulp Fiction di Tarantino, La pianista di Haneke, Parasite di Bong Joon-ho. Cannes ha lanciato carriere, rilanciato autori dimenticati, e acceso dibattiti su temi politici, sociali, estetici. Il festival ha anche avuto i suoi momenti controversi: le polemiche per la censura, i film fischiati in sala stampa, la scelta di boicottare Netflix nel 2018 in difesa della sala cinematografica. Ma è proprio in questi momenti che Cannes si è dimostrato vivo, vibrante, polemico – tutto ciò che il cinema dovrebbe essere.



La 78a edizione del Festival di Cannes, in programma dal 13 al 24 maggio 2025, si presenta come una delle più ricche e variegate degli ultimi anni. Il direttore artistico Thierry Frémaux ha annunciato una selezione ufficiale che mescola grandi maestri, voci emergenti e cinema politicamente impegnato. La giuria sarà presieduta da Juliette Binoche, simbolo del cinema europeo per eccellenza, mentre la Palma d’Oro onoraria andrà a Robert De Niro, leggenda vivente del grande schermo. Tra i film in concorso, spiccano i nuovi lavori di registi già consacrati: Wes Anderson con The Phoenician Scheme, una commedia visivamente sofisticata che promette di continuare il suo percorso stilistico fatto di simmetrie e nostalgie postmoderne; Ari Aster, già autore di Hereditary e Midsommar, presenta Eddington, un western psicologico con Joaquin Phoenix, Emma Stone e Pedro Pascal, che si preannuncia disturbante e surreale; Richard Linklater torna con Nouvelle Vague, un omaggio metacinematografico al cinema francese degli anni ’60; Joachim Trier propone Sentimental Value, un dramma familiare che conferma la sua capacità di esplorare l’interiorità con grazia e profondità; Kelly Reichardt con The Mastermind, torna al minimalismo etico e sociale che l’ha resa una delle voci più coerenti del cinema americano contemporaneo. A brillare, quest’anno, sono però le registe donne, sempre più protagoniste di un panorama che per decenni ha relegato il loro sguardo ai margini. Julia Ducournau, vincitrice della Palma nel 2021 con Titane, torna con Alpha, un film che affronta il tema dell’HIV e della disinformazione con il suo stile viscerale e corporeo, spingendosi ancora una volta oltre i confini del genere e del corpo come campo di battaglia. Catherine Breillat, maestra della provocazione e dell’introspezione sessuale, presenta Un Amour Interdit, un’opera che rielabora l’erotismo e l’etica con uno sguardo lucido e senza concessioni. Maren Ade, acclamata per Toni Erdmann, torna con In der Nähe, un dramma intimista ambientato nella campagna tedesca, che affronta la maternità e l’isolamento con uno sguardo umano e stratificato. Accanto a queste voci consolidate, il festival punta i riflettori su nuove firme. Scarlett Johansson debutta alla regia con Eleanor the Great, un racconto intimo ambientato nella provincia americana, presentato nella sezione Un Certain Regard, e già definito dalla critica “una lettera d’amore alla solitudine e alla reinvenzione di sé”. Anche l’attore Harris Dickinson sorprende con Urchin, un’opera prima ambientata nei sobborghi londinesi, intensa e poetica, che esplora l’identità maschile in una società in trasformazione.



Non mancano le incursioni fuori concorso, come Mission: Impossible – The Final Reckoning, ultimo capitolo della saga con Tom Cruise, e Highest 2 Lowest di Spike Lee, che promette di essere una riflessione feroce sulle disuguaglianze contemporanee. Quest’anno, l’Italia è ben rappresentata. In concorso troviamo Mario Martone con Fuori, un dramma sociale su carcere e reintegrazione.




Nella sezione Un Certain Regard, Francesco Sossai con La città di pianura, un racconto esistenziale sospeso tra realismo e metafora, e Matteo Zoppis e Alessio Rigo de Righi con Testa o croce, già noti per Re Granchio, che tornano con una fiaba nera sul destino e la fede.



Cannes 2025 sembra porsi come lente d’ingrandimento su tre grandi tematiche: il corpo, l’identità e la politica. Il corpo come luogo di tensione, trasformazione, fragilità – da Alpha a Eddington. L’identità come costruzione fluida, tra memoria, genere e appartenenza. La politica, mai come quest’anno, è tornata con forza: il film iraniano A Simple Accident di Jafar Panahi (girato clandestinamente), Two Prosecutors di Sergei Loznitsa sulla giustizia post-sovietica, Return to Raqqa sul conflitto siriano, pongono il festival in un contesto globale di riflessione e denuncia. In un’epoca dominata dalle piattaforme di streaming e da un’industria in transizione, Cannes ribadisce il valore del cinema in sala. Non solo come spazio fisico, ma come esperienza collettiva e rituale. La scelta di escludere ancora una volta i film che non garantiscono la distribuzione in sala in Francia dimostra la volontà di preservare l’idea del cinema come evento, non solo come contenuto. Allo stesso tempo, Cannes è anche un mercato, un luogo dove si decidono le sorti di molte produzioni. Il Marché du Film rimane uno degli appuntamenti cruciali per chi lavora nell’industria. Ci si attende una competizione serrata e variegata, con film capaci di combinare estetica e contenuto. Sarà interessante osservare la ricezione critica di Eddington e Alpha, i due titoli più attesi. Il ritorno di Linklater e Anderson promette invece di portare leggerezza e riflessione, mentre le voci emergenti potrebbero sorprendere proprio per il loro sguardo nuovo. Il cinema italiano, seppur presente in misura contenuta, potrebbe giocarsi carte importanti sul piano autoriale. E la Palma d’Oro onoraria a Robert De Niro sarà anche un omaggio alla potenza dell’attore come figura centrale dell’immaginario cinematografico.



Cannes 2025 si preannuncia come un’edizione ponte tra generazioni, tra linguaggi e sensibilità diverse. Un festival che, pur mantenendo la sua aura mitica, continua a interrogarsi sul senso del fare cinema oggi. In un mondo segnato da crisi ambientali, conflitti politici e trasformazioni tecnologiche, Cannes risponde con quello che ha sempre fatto meglio: raccontare storie. E, nel farlo, ci ricorda che il cinema non è solo un mezzo di intrattenimento, ma uno strumento di pensiero, di emozione, di resistenza.



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