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Annie Hall, Diane Hall, Diane Keaton: una morte impossibile

2025-10-14 11:54

Joaldo N'Kombo

Annie Hall, Diane Hall, Diane Keaton: una morte impossibile

Qualche giorno fa è venuta a mancare Diane Keaton. Ho riflettuto abbastanza su cosasignificasse questa cosa per me - utilizzerò la prima persona per q

Qualche giorno fa è venuta a mancare Diane Keaton. Ho riflettuto abbastanza su cosa
significasse questa cosa per me - utilizzerò la prima persona per questa volta -, sul perché
questo fatto mi avesse effettivamente colpito: “la sua è una morte impossibile”, questa è la
prima conclusione (di tre) a cui sono giunto, ma perché? Quasi subito, ho ricondotto tutto quanto a ‘Io e Annie’ o, come è chiamato in lingua
originale, ‘Annie Hall’. Piccola parentesi: sappiamo tutti dell’egocentrismo di Woody Allen,
per questo è abbastanza ironico che in un titolo dove non è presente il suo ego, nell’edizione
italiana questo “io” venga tirato in causa (non è più solo Annie, ma IO e Annie) a partire da
un’iniziativa non sua. Lui, infatti, ha optato semplicemente per ‘Annie Hall’, ed è così che
d’ora in avanti il film verrà nominato. Annie è il nome del personaggio interpretato da Diane Keaton (all’anagrafe Diane Hall) e
che rappresenta l’interesse amoroso principale del comico Alvy Singer (Allen). È un
personaggio che si schianta addosso alla vita del protagonista, un po’ nevrotica,
decisamente eccentrica e con una testa che sembra poter andare volentieri sulle nuvole,
salvo poi smentire periodicamente questa apparenza: è soprattutto sveglia, addirittura
cinica, a volte (più cinica del romantico Alvy!). Singer si innamora perdutamente di Annie,
della sua risata, delle sue particolarità, di come riuscisse a trasformare ogni cosa in
un’avventura. Questo è stato il primo film in cui ho visto recitare Diane Keaton e non ho potuto far altro
che ricondurre la sua persona ad Annie: “non è solo morta l’attrice - ho pensato -, ma anche
il personaggio”. Ed è questa la seconda conclusione a cui sono giunto. Ovviamente i personaggi non muoiono, nel cinema tutto rinasce ciclicamente, però scindere queste due entità, ancora adesso, è una cosa che mi sembra difficilissima, ed è difficilissimo
accettare che sia morta, quindi, anche la nostra Annie. E questo non fa altro che evidenziare
quanto Diane fosse un’attrice straordinaria, capace di abbindolarci completamente facendoci
credere, da brava artista, dell’esistenza della dolce Annie Hall: uno dei trucchi di magia più
alti che un attore possa compiere dietro la macchina da presa.
Il pezzo mancante per tentare di dare una quadra a questo mio pseudo-lutto è arrivato
grazie alle parole di Woody Allen: «Sarebbe grammaticalmente scorretto dire “la più unica”,
eppure tutte le regole grammaticali, e credo ogni altra cosa, si sospendono quando si parla
di Diane Keaton. [...] Con il passare del tempo ho fatto film per un pubblico composto da
una sola persona: Diane. Non ho mai letto una singola recensione di un mio lavoro, mi
importava solo della sua opinione. Se le piaceva, consideravo il film come un successo
artistico” e poi ancora: «Quando ci siamo incontrati per la prima volta, ho pensato che fosse
così affascinante, così bella, così magica, tanto da mettere in dubbio la mia sanità: era
possibile innamorarsi così velocemente?». Queste bellissime dichiarazioni mi hanno portato
alla mente, in maniera incredibilmente speculare, un libro che è lo stesso regista a
consigliare in ‘Manhattan’, un libro, nel film, definito come uno dei motivi per cui vale la pena
vivere: si tratta de ‘L’educazione sentimentale’ di Flaubert. Il romanzo è ambientato in pieno

ottocento e, per farla breve, parla della cotta che il protagonista, il giovane Frédéric Moreau,
si prende per questa donna: la signora Arnoux.
Posso confermare: sì, è uno di quei libri che da soli rende la vita degna di essere vissuta,
soprattutto per un determinato momento nelle ultime battute della storia, in cui un Frédéric,
ormai adulto, confessa alla signora Arnoux il suo amore, in uno spezzone che, dall’alto della
mia (abbastanza scarna) cultura letteraria, definisco come uno dei migliori momenti
all’interno della storia della letteratura: «Mi sembrava che la vostra persona, i vostri minimi
gesti, contassero più di qualunque cosa al mondo. Il mio cuore era polvere che si alzava
dietro i vostri passi. Avevate su di me l’effetto di un chiaro di luna in una notte d’estate,
quando tutto è profumo, ombre tenere, candori, orizzonti infiniti… E tutte le delizie della
carne e dell’anima erano racchiuse per me nel vostro nome, che io ripetevo, che cercavo di
baciare sulle mie labbra. Non mi era possibile immaginare niente di più grande. Di più bello.
C’eravate voi, la signora Arnoux, con i suoi due bambini, dolce, seria, bella da togliere il
fiato». Trovo che ‘L’educazione sentimentale’ sia un capolavoro e che Annie Hall, nella nostra
contemporaneità, sia forse una delle cose più vicine al libro di Flaubert, non tanto nella
trama ma, più che altro, nello spirito, nell’enorme tenerezza che c’è dietro. E per questo
giungo quindi alla mia terza conclusione: la morte della Keaton è un po’ la morte di tutta
questa tenerezza, di tutto questo sentimento d’affetto così genuino, trasparente e anche
patetico rappresentato così bene da Annie all’interno di ‘Annie Hall’. Ora, è probabilmente
un’esagerazione tutto ciò che ho appena detto, ma, a questo punto, mi sembrava giusto
tentare di allinearmi con tutta la trasparenza, genuinità e patetismo appena citati. Tutto ciò è
impossibile, eppure eccoci qui, faccia a faccia con l’ennesima grande dipartita di questo
2025. Diane Keaton, Diane Hall, è morta, e ora? Qua si sta parlando di una donna la cui
grandezza ha fatto la storia del cinema, della New Hollywood; di un’icona femminile e del
mondo della moda, che ha rivoluzionato e ribaltato i classici canoni di ciò che si poteva e
non indossare. Si sta parlando di una persona, insomma, troppo grande, a cui, ovviamente,
anche questo breve tributo sta incredibilmente stretto perché chi scrive, d’altronde,
nemmeno la conosceva. Conosco, invece, i suoi personaggi, parte del suo lascito che,
invece, potrà vivere in eterno: una delle meraviglie del cinema.
Ci si rende conto che, sebbene l’illusionista sia deceduta, l’illusione persiste, Annie Hall è
ancora viva e di questo non ne possiamo che esser grati. Ciao Diane. La-di-da, la-di-da, la-
la.

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