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20.000 specie di api

2024-11-18 17:04

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Recensioni,

20.000 specie di api

di Giulia Losciale

“20.000 specie di api” è un film del 2023, opera prima di Estebaliz Urresola Solaguren e vincitore di tre premi Goya.Il progetto nasce nel 2018 quando la regista si trova in una residenza per artisti di Galicia films chiamata “Una habitacion propria” e sta lavorando alla realizzazione di un documentario.Proprio in quel momento viene a conoscenza del suicidio di un giovane ragazzo trans, un'esistenza spezzata da un dolore troppo grande per essere contenuto in un solo corpo, un corpo consumato dalla repressione e dall’indifferenza.Allora la regista attraverso quest’opera invita lo spettatore all’empatia, a porsi in posizione di ascolto e a fare esperienza di ciò che appare ignoto senza timore e pregiudizio, permettendo a questo di essere fonte di ricchezza per l’animo umano.



È dal dolore che provoca immaginare la devastazione di un’anima che nasce la storia di Lucía, una storia che ci investe di una disarmante delicatezza e che ci parla con estrema intimità di liberazione.Seguiamo la protagonista nel tentativo costante di espressione del suo essere interiore e più profondo, e nella ricerca di un modo per far acquisire la percezione che possiede di sè stessa a chi la circonda.La accompagnamo in un percorso di esplorazione accarezzando la sua infanzia rappresentata come un luogo puro in cui si delineano forme sempre più definite, ed è travolgente osservare come un corpo tanto piccolo possa essere abitato da tanta consapevolezza.



Lucía non si riconosce nel bambino che è biologicamente, Aitor, detto Cocó, e tenta dunque di esprimere ciò che sente durante un'estate in cui la sua mamma Ane, approfittando delle vacanze, decide di portarla assieme ai suoi due fratelli a casa della nonna materna, Lita, una figura conservatrice, portatrice di una religiosità rigida e impenetrabile nella piccola realtà che ha costruito attorno a sé.



Tutta la famiglia vive in una piccola comunità dei Paesi Baschi, tra loro anche la zia Lourdes che si occupa di apicoltura, una donna dotata di una potente empatia e capacità di vedere il mondo attraverso gli occhi altrui, in cui Lucia trova rifugio.Questa le dà sicurezza nella formazione della sua identità e quando sente di non essere nessuno la invita a scoprirsi perché “per esistere bisogna avere un nome”, e lei sa di esistere, per questo decide di chiamarsi Lucía, in onore della santa di cui sua nonna le parla, una donna castigata per la sua volontà di proteggere ciò in cui credeva.



Questa estate rappresenta un momento determinante per questa famiglia che si trova a dover affrontare un processo fatto di paure, rifiuti e incomprensioni, ma anche infine di accettazione e immedesimazione, attraverso il rilascio della tensione accumulata fino a quel momento che va a rompere tutti gli equilibri preesistenti in favore della formazione di nuovi.Quella che vediamo non è la transizione della protagonista ma di coloro che la circondano verso un nuovo modo di concepire la realtà, ogni membro di questa famiglia compie inconsciamente un intenso viaggio interiore attraverso quello di Lucía, la quale diventa simbolo della ricerca dell'identità e delle dinamiche che caratterizzano la sua formazione.



Questo processo introspettivo è particolarmente significativo per Ane, una donna che vive un complesso conflitto interiore e che necessita di nuove chiavi di lettura per interpretare ciò che sente dentro di sé.Il rapporto tra madre e figlia è al centro di quest’opera, la regista infatti ci fornisce costantemente di una doppia visuale nel tentativo di rendere le due figure equamente protagoniste.Questo viene messo in evidenza dalla struttura circolare del film che si apre con il dialogo tra le due e si chiude allo stesso modo ma in una circostanza caratterizzata da una maggiori consapevolezze.I due punti di vista si alternano costantemente, ci viene mostrata l’interazione di due sistemi che si scontrano senza un apparente possibilità di congiunzione, sino ad un progressivo accostamento e alla formazione di un nuovo equilibrio in cui li vediamo dialogare e completarsi l’uno con l’altro. Un’altra protagonista di questa storia è poi l’estetica della natura.La storia di ogni singolo personaggio e le interazioni tra essi sono costantemente accompagnate dall’elemento naturale che gli dona valore e che abbraccia l’intero film.La protagonista si immerge nella natura e stabilisce con questa un rapporto quasi simbiotico, la vediamo confondersi, scomparire in essa fino diventarne parte, impara a comprenderla nei suoi complicati equilibri, si inebria della sua bellezza e qui trova conforto perché consapevole che qualcosa di così puro non possa escludere l’essere umano in nessuna delle sue forme; Così come succede con le api, in cui vede la parvenza di vita che vorrebbe, una realtà in cui la varietà è natura e ricchezza perché “ci sono tante specie di api e tutte sono buone”, ciò che conta allora è solo il valore assoluto di una vita umana.



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