di Gianmarco Cavallaro "Ogni numero intero maggiore di 5 può essere scritto come somma di tre numeri primi”. "Ogni numero pari maggiore di 2 può essere scritto come somma di due numeri primi". Queste due proposizioni matematiche o, per essere ancora più rigorosi, enunciati, formano la cosiddetta congettura di Goldbach. Ancora nel Settecento, il matematico Christian Goldbach scrisse all'amico e collega Eulero, ponendogli di fronte il primo dei due enunciati scritti sopra. Eulero rispose formulando una seconda formulazione del problema. Oggi, fior fiori di matematici da quasi tre secoli tentano di arrivare, in linea con l'obiettivo della disciplina stessa di astrarre e generalizzare concetti e regole, a concepire una dimostrazione del suddetto problema per gli infiniti numeri primi esistenti. Tranquilli, non stiamo dando di matto, questa primitiva introduzione della complessa congettura di Goldbach ci serve solamente per immergerci nella recensione de Il teorema di Margherita, film francese diretto da Anne Novion (regista parigina arrivata al suo terzo film), in gara al Festival di Cannes nel 2023. Il film ha come protagonista Margherita, brillante studentessa al terzo anno di dottorato in matematica alla prestigiosa École Normale Supérieure di Parigi. Margherita senza dubbio è una futura promessa della matematica e lo sa bene, è l'unica passione che abbia mai avuto, alla quale ha sempre donato cuore e mente. Non si interessa della sua apparenza e del suo status sociale, lei ha un’unica missione arrivare a dimostrare la congettura di Goldbach. Punto. Nei primissimi minuti del film lo spettatore assiste alla preparazione di Margherita in vista di un importante convegno nel quale avrà l'opportunità di mostrare i frutti della sua ricerca: proverà appunto a dare una dimostrazione al famoso problema matematico introdotto sopra. Tutto è pronto, lei espone la sua arzigogolata e geniale trattazione, e al termine, risponde brillantemente a due domande poste da due ricercatori presenti al convegno. Il terzo intervento però, quello di Lucas Savelli (neo dottorando dell'istituto che condivide il relatore con la stessa Margherita), è fatale: un passaggio è infondato, il ragionamento della giovane crolla come le sue speranze, come il castello di cristallo costruito finora. L’ego della protagonista si sbriciola e la giovane dottoranda non riesce a distinguere l'errore logico di una dimostrazione (tipico e fisiologico nel campo della matematica) da un errore di vita. Da lì in avanti, la storia, che a chi non si fosse informato appariva già scritta e improntata sulla tipica storia di una grande matematica, cambia rotta. E da lì Margherita scoprirà una vita oltre la matematica, farà nuove amicizie e nuove esperienze. Una cosa che fin dal primo istante della pellicola balza all'occhio è l'interpretazione di Ella Rumpf, l'attrice svizzera che interpreta la protagonista, che costruisce il personaggio alla perfezione: dalla camminata al modo di tirarsi su gli occhiali. La stessa attrice è stata premiata ai César come la miglior rivelazione femminile dell'anno. Un'altra cosa che vale la pena notare è la quantità di matematica “nuda e cruda” che appare sullo schermo. C'è da dare un grande merito dal punto di vista registico ad Anne Novion che ha voluto farci entrare a pieno nel mondo di Margherita e dal punto di vista attoriale alla minuziosa preparazione dei due attori principali, di Ella Rumpf come di Julien Frison (Lucas), nello scrivere formule complicatissime con una naturalezza incredibile. Questa sì che è preparazione del ruolo e immedesimazione nello stesso. La veridicità e la rigorosità delle equazioni è stata elaborata e poi monitorata in fase di riprese da Ariane Mézard, una delle più grandi matematiche francesi. A livello di scrittura, a parte qualche cliché che si poteva evitare e il personaggio di Noa, la futura nuova amica di Margherita, che si poteva sviluppare o trattare meglio, tutta la vicenda funziona molto bene. È semplice ma drammatica, e la drammaticità sta nel cambiare idea sulla propria strada quando si è in un solco determinato da anni. Nelle avventure della nuova Margherita si vede il disagio sociale e il disorientamento ma anche la voglia di cambiare e adattarsi. La matematica non la lascerà così facilmente, e seguendo un percorso circolare (non a caso il cerchio è anche una delle forme perfette della natura) tornerà in maniera dirompente nella vita della protagonista crescendo fino all'ossessione. Il legame con se stessa e la propria femminilità, con gli altri e con i propri sentimenti è un'altra evoluzione che si percepirà con chiarezza nella visione della pellicola. In ultima battuta, anche se per importanza potrebbe benissimo apparire alla prima riga, il film può essere considerato come un inno (anche se probabilmente non avrà risonanza da essere tale e/o non si sarà posto nemmeno quell'obbiettivo, come invece fa esempio Gloria! Nei confronti delle compositrici) per le donne nella scienza e nelle materie STEM che sono ancora in numero troppo poche. Magari qualche ragazzina in sala con i genitori o con gli amici, guarderà Margherita destreggiarsi con quel gesso bianco sulla lavagna al pari di una ballerina alla Scala, e scatterà in lei una passione, o forse persino una missione. D’altronde il cinema è sempre stato veicolo di sogni e aspirazioni. Per il resto, per appassionati di matematica in particolare, e più in generale per gli appassionati di belle storie e di cinema, consigliamo la visione in sala per le poche sale che ancora lo trasmettono, o comunque di aggiungerlo alla Watchlist per una visione futura in streaming.