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Fear and desire

2024-03-18 13:42

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Opera Prima,

Fear and desire

#OPERAPRIMA

#OPERAPRIMA
di Mauro Azzolini

È il 2008 quando sul mercato italiano arriva un dvd che i cinefili aspettano da decenni: al suo interno si trova Fear and desire, primo lungometraggio di Stanley Kubrick, a lungo considerato perduto e poi protagonista di una circolazione semiclandestina in copie mutilate o di pessima qualità.


Ma facciamo un passo indietro: siamo nel 1953, Kubrick haventicinque anni e all’attivo un paio di cortometraggi (Day of the fight, Flying padre) girati con mezzi improvvisati e venduti alla RKO; ciononostante sceglie di interrompere la propria collaborazione in qualità di fotografo con il bisettimanale “Look” per dedicarsi a tempo pieno alla regia. L’opera a cui decide di mettere mano prende corpo a partire dalla sceneggiatura scritta da Howard Sackler, originariamente intitolata The trap, e trova la propria ambientazione all’interno di un conflitto non meglio identificato. Il contesto militare, che poi sarà centrale in altri due capolavori del regista statunitense come Orizzonti di gloria (1957) e Full metal jacket (1987) oltre che, parzialmente, ne Il dottor Stranamore (1964), fa però da sfondo da una vicenda che è prima di tutto umana: quattro soldati, sopravvissuti al crollo dell’aereo sul quale stavano viaggiando, si trovano oltre le linee nemiche e sono costretti ad industriarsi per raggiungere nuovamente i loro reparti. Dopo aver tentato con la costruzione di una zattera, decidono di rubare un piccolo aereo in dotazione all’esercito avversario, ma l’azione si dimostra più complicata del previsto non solo perché il mezzo si trova di fianco ad una caserma presidiata, ma anche perché sul loro cammino i quattro incontrano una ragazza. Questa viene catturata e affidata a Sidney (Paul Mazursky) sul quale rapidamente prende il sopravvento uno stato di confusione mentale determinato dalla sovrapposizione di istinti contraddittori, mentre gli altri guidati da Mac (Frank Silvera) riescono ad assaltare la caserma trucidando coloro che la difendevano.


Lo scarso apprezzamento mostrato dal pubblico, inversamente proporzionale a quello della critica che invece sembra cogliere l’originalità dello sguardo offerto da Kubrick in questa piccola parabola antimilitarista, convince il regista a ritirare dalla circolazione a proprie spese le poche copie distribuite subito dopo le prime proiezioni. A generare quella che è a tutti gli effetti unaleggenda (come ogni leggenda ricca di versioni secondarie e parallele, la più avvincente delle quali racconta che lo stesso Kubrick provvedesse in prima persona alla distruzione fisica dellepellicole), contribuisce l’effettiva sparizione dall’opera per lungo tempo. Dopo una fugace apparizione a Bologna, in occasione de “Il cinema ritrovato” del 1989, e poi ancora per alcune piccole proiezioni negli Stati Uniti costantemente ostacolate dallo stesso Kubrick, è infatti solo alcuni anni dopo la morte del regista che il film riesce a trovare una circolazione qualitativamente soddisfacente tramite l’edizione italiana in dvd del 2008 e quella americana del 2012, per tornare finalmente nelle sale, in versione restaurata, nel 2012.


Definito dal suo stesso autore «un balbettante esercizio amatoriale di cinema scritto da un poeta fallito, con un equipaggio di pochi amici e una bizzarria completamente inopportuna: noioso e pretenzioso», Paura e desiderio è in realtà un’opera stratificata nella quale a soluzioni visivo-narrative spesso semplicistiche, o peggio didascaliche (si pensi alla trovata di far interpretare i soldati dei due eserciti nemici dagli stessi attori con l’obiettivo di mostrare l’assenza di differenze tra gli esseri umani in lotta), si mescolano livelli di significazione molto profondi, relativi alle tensioni che muovono l’individuo e alle pulsioni che lo animano. Il desiderio e la paura del titolo, così come quelli che prendono corpo nell’esperienza del soldato Sidney, sono allora da leggere come declinazioni di quel conflitto costante tra eros e thanatosche sarà alla base dell’intera filmografia kubrickiana contribuendoin modo decisivo ad alimentarne il fascino.



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