di Gabriele Tucci Il 1 marzo del 2018 uscì nelle sale italiane Lady Bird, prima regia solista di Greta Gerwig dopo la collaborazione con Joe Swanberg nel 2008 per Nights And Weekends. 2002:Christine McPherson (Saoirse Ronan) è un'adolescente all'ultimo anno di liceo nella scuola cattolica Sacro Cuore di Sacramento, California. Ha un rapporto conflittuale con la madre Marion (Laurie Metcalf) e rifiuta il suo nome di battesimo, facendosi chiamare Lady Bird. Il cambio di nome nasce dal rifiuto di un nome imposto da altri, preferendo un nome “given to me, by me" ("dato a me, da me"). Odia la sua città perché la considera vuota e sogna di andare all'università a New York, dove spera di sentirsi capita. L'unico problema è la situazione economica della sua famiglia: il padre ha appena perso il lavoro e lotta con la depressione, mentre la madre è costretta a fare i doppi turni in ospedale per pagare le bollette. Così la ragazza vive il suo ultimo anno scolastico nella speranza che le grandi università della east coast, alle quali ha fatto richiesta attraverso la borsa di studio, la accettino. È in questo ultimo anno che, dopo l'iscrizione al corso di teatro della scuola, la sua vita comincia a cambiare radicalmente. Greta Gerwig ha impiegato diversi anni per completare la sceneggiatura. La storia attinge molto proprio dall'adolescenza della Gerwig, nata e cresciuta a Sacramento per poi fare l'università a New York, esattamente come la protagonista. Durante le riprese la Gerwig diede al cast del film diverse foto degli annuari del suo vecchio liceo e alcune pagine del suo diario, tutto ciò per far preparare al meglio gli attori. La storia però non è totalmente autobiografica, in quanto buona parte delle cose che succedono a Christine nel film non sono successe realmente alla regista. La volontà era quella di fare un film universale ma preciso, capace di essere interiorizzato da tutti ma allo stesso tempo di rappresentare un'esperienza specifica. L'intenzione della Gerwig era quella di fare un coming-of-age femminile di inizio millennio, prendendo come esempio del genere I400 Colpi di Truffaut e Boyhood di Linklater. La storia è ambientata nel 2002 e si vede: vediamo iquartieri della provincia statunitense, fatti di case quasi tutte uguali con giardini curati e le bandiere americane che sventolano. Nelle scuole ci sono ancora le commemorazioni per l'11 settembre, si sente Alanis Morrissette in radio e in televisione passano le immagini dei primi attacchi statunitensi in Iraq. L'ambientazione di inizio millennio statunitense serve ad inquadrare non solo le storie dei personaggi, ma anche i riferimenti culturali che il film si porta dietro. Oltre ai 2 film citati prima direttamente dalla Gerwig possiamo anche notare rimandi a Juno di Jason Reitman e a Il Giardino Delle Vergini Suicide di Sofia Coppola. La Gerwig è stata per anni una delle protagoniste assolute della corrente mumblecore, oltre che attrice per Noah Baumbach. Questo film però è molto distante dal mumblecore, pur conservandone la base culturalmente indie. La volontà di fare un opera universale e piena di riferimenti porta alla costruzione di un coming-of-age femminile d'autore con una patina di riferimenti pop a fare da cornice. Bisogna dire cornice perché è nel centro dell'opera che la Gerwig mostra le sue doti da autrice. La rabbia di Christine (rappresentata dagli azzurri occhi arrabbiati e malinconici della Ronan), adolescente che sogna di scappare via dalla sua città natale per inseguire qualcosa che neanche lei sa di preciso. Forse anche solo quel senso di libertà che le fredde strade della sua città non gli sanno dare. Lo scontro con la disillusa madre Marion, eternamente arrabbiata anche lei. Forse con la figlia, forse con la loro situazione economica, forse con la madre alcolizzata, forse con tutto. È questo eterno scontro tra le due che crea le immagini più dure del film. Ovvero quelle dove la Gerwig, recuperando la sua storia di autrice indie, con la sua regia pulita e mai ingombrante porta sullo schermo dei litigi dove le parole viaggiano solo per ferire, e gli atteggiamenti passivo-aggressivi lascia spazio all'offesa e al risentimento. Il film all'inizio si sarebbe dovuto chiamare Mothers and Daughters, proprio per la centralità del rapporto madre-figlia nell'opera. Vediamo la rabbia della protagonista non solo nel rapporto con la madre, ma anche nella vita di tutti i giorni. Negli scontri con la scuola con tendenze conservatrici, con i suoi professori, con suo fratello e la sua fidanzata. Nei dibattiti questa rabbia viene mostrata attraverso botta e risposta diretti e senza filtri (il dibattito con l'attivista antiabortista su questo fa scuola), con frasi che sembrano prese dalle strofe di Pure Heroine di Lorde. E poi ci sono le relazioni: prima si innamora di Danny (Lucas Hedges), giovane attore di teatro che si scoprirà essere segretamente omosessuale (la scena dell'abbraccio al bar è una delle scene più emotivamente pesanti del film). Poi di Kyle (Timothée Chalamet), membro di una band pop-rock che risulta talmente volenteroso di apparire alternativo da finire schiavo del suo stesso anticonformismo. Fondamentale è anche la rappresentazione delle difficoltà economiche della famiglia, fotografia della middle class americana di provincia che prova a restare a galla. Il prototipo della famiglia che vive "dalla parte sbagliata dei binari" e per il quale 'ascensore sociale è sempre rotto. Tutto questo serve ad accompagnare la storia principale, ovvero il passaggio di Lady Bird da adolescente a donna adulta, rappresentato dal tanto agognato trasferimento a New York. La voglia di allontanarsi da Sacramento, dalle proprie radici e dalla propria famiglia è costante dall'inizio del film, e la protagonista lo ripete a tutti. Ma proprio quando il suo sogno si realizza, la prospettiva cambia. New York risulta caotica ma dispersiva, talmente grande e piena da non lasciare spazio a nessuno. La regia della Gerwig ribalta la prospettiva, e così New York risulta vuota nella sua grandezza, mentre Sacramento risulta viva e vibrante nella sua noia, piena nel suo vuoto. Nella seconda metà del film una suora fa notare a Lady Bird che nei suoi temi descrive Sacramento con molta attenzione, evidenziando come il prestare attenzione a qualcosa sia anch'essa una forma d'amore. La Gerwig prende questo concetto e lo trasforma nel punto centrale della sua regia, mostrando i dettagli della città che nessuno sembra notare:i tramonti sui giardini in fiore, le insegne dei locali che si accendono, i muri pieni di graffiti, il sole che illumina le strade secondarie ecc. E la bellezza dei dettagli viene portata in scena proprio quando Lady Bird ne sente la mancanza. Si ritrova senza punti di riferimento, e così tutta la rabbia mostrata prima diventa nostalgia. Torna a farsi chiamare Christine e addirittura si ritrova ad andare in chiesa la domenica, lei che fingeva di pregare durante le messe. Tutto ciò non per un'improbabile svolta reazionaria (anche perché di reazionario, nel film e nel personaggio, c'è poco o nulla), ma per un bisogno di avere delle radici in un momento in cui ci si sente persi. Christine alla fine diventa esattamente come i personaggi interpretati dalla Gerwig in Frances Ha e Mistress America (entrambi di Baumbach), ovvero una giovane donna che cerca il proprio spazio del mondo dopo essere andata via dalla sua città natale e, di conseguenza, dalle sue certezze. E nella telefonata finale alla madre vediamo il succo di tutto questo, perché la prima cosa che gli dice non è né come sta a New York né che ha ricevuto le sue lettere, bensì gli pone una domanda: “Ti sei emozionata quando hai guidato per la prima volta per Sacramento?"