SCHERMI MAGAZINE

CONTATTACI
SOCIAL
E-MAIL

Italia


instagram

schermimagazine@libero.it

SCHERMI MAGAZINE

© Schermi Magazine

The substance

2025-02-19 12:38

Array() no author 82619

Recensioni,

The substance

La distruzione dell’essere per l’apparire

La distruzione dell’essere per l’apparire
di Elena Lucerna

Presentato al Festival di Cannes 2024, dove ha vinto la Palma d’Argento per la “Miglior Sceneggiatura”, The Substance, film di Coralie Fargeat è uno dei principali candidati dall’Academy agli Oscar 2025, con cinque nomination nelle principali categorie, tra cui “Miglior Film”, “Miglior Regista” e “Miglior Attrice” per Demi Moore, già vincitrice di un Golden Globe per la sua interpretazione.



La Fargeat, regista e sceneggiatrice francese, al suo secondo lungometraggio, dopo il piacevole Revenge del 2017, con protagonista l’attrice italiana Matilda Lutz, sorprende.



Ma cos'è che ha portato il suo film The Substance a diventare un caso? Innanzitutto il ritorno del genere body horror, unito allo splatter in una chiave innovativa, dai forti elementi simbolici e dall'importante valore contenutistico, ad una regia dall'estetica fredda, dagli ambienti geometrici, inquietanti, quasi chirurgici, oltre il reale, come il bagno in cui le due protagoniste vanno a "scambiarsi" e ad alternare le loro esistenze.



Un’altra ragione per cui il film ha fatto parlare di sé è la presenza di un’attrice come Demi Moore, in una parte totalmente inedita rispetto a ciò a cui aveva abituato il pubblico e gli addetti ai lavori nel corso della propria carriera. Considerata nel passato come una "popcorn actress", la Moore con The Substance si mette alla prova in un film coraggioso che fa riflettere su come viene considerato il corpo femminile dalla società attuale e nel mondo dello spettacolo. Spesso infatti importanti carriere si concludono nel momento in cui la bellezza di un attore, ma soprattutto di un’attrice, sfiorisce ed è ciò che è successo nella realtà alla stessa Demi Moore, celebrità dimenticata negli ultimi anni e tornata sotto ai riflettori proprio grazie a The Substance.



La Moore interpreta Elisabeth Sparkle, un'ex attrice, vincitrice di un premio Oscar, che conduce un programma di ginnastica aerobica, dai grandi ascolti, per un canale televisivo. Licenziata dopo anni di lavoro perché considerata troppo vecchia dal produttore dello show, interpretato da Dennis Quaid, che rende perfettamente volgare e grottesco, anche se un po’ macchiettistico, il proprio personaggio, Elisabeth vive un momento di profondo sconforto. Ma il destino e un incidente in macchina, la porteranno a venire a conoscenza dell’esistenza di “THE SUBSTANCE”, una misteriosa sostanza capace di creare una nuova versione della persona che la utilizza, un alterego, che nasce direttamente dallo sdoppiamento del corpo “matrice”. Elisabeth così da vita a Sue, la sua versione “più giovane e perfetta”, interpretata da Margaret Qualley. Seppure con due corpi differenti e caratteri apparentemente diversi, Elisabeth e Sue in realtà sono la medesima persona. Sue infatti rappresenta un altro lato della personalità di Elisabeth. Le due vivono in simbiosi facendo ognuna esperienza di ciò che vive l’altra. Sue verrà scelta dal produttore televisivo come giovane sostituta di Elisabeth per la conduzione del programma di aerobica, ma ci saranno delle regole che le due dovranno rispettare. Il progetto del siero “THE SUBSTANCE” infatti, prevede che le protagoniste alternino le proprie esistenze ogni sette giorni. Una vive la quotidianità, mentre l’altra una sorta di letargo. Durante la settimana di vita di Sue, quest’ultima dovrà rigenerarsi iniettandosi un campione di liquido precedentemente prelevato dalla colonna vertebrale di Elisabeth. Liquido che a sua volta si andrà a riformare durante la settimana vissuta da Elisabeth. Ma alla fine della seconda settimana, la rivalità tra Elisabeth e Sue, che dimenticano di essere la stessa persona, dimenticano di essere “uno”, le condurrà verso l’autodistruzione. Demi Moore e Margaret Qualley, lasciano il segno in due interpretazioni di livello. Entrambe si mettono in gioco su un terreno molto scivoloso, affrontando crude scene splatter, di violenza, di nudo integrale, di corpi mostruosi e deformi ridotti a pezzi, in un film che attacca in maniera molto diretta l’ipocrisia regnante nel mondo dello spettacolo.



Il personaggio di Elisabeth e quello di Sue, vivono lo stesso sfruttamento da parte di uomini al potere, ai vertici. La prima viene sostituita, senza preavviso e alcun ringraziamento per il lavoro di anni, solo perché il suo corpo invecchiato non è più “perfetto” come quello di una volta. Della seconda invece rubano la giovinezza, la freschezza, spingendola a lavorare al massimo, spremendo la sua immagine, presente ovunque, come in interviste TV, su giganteschi cartelloni pubblicitari (in sostituzione di quella di Elisabeth), rendendola conduttrice del famoso Gran Galà di Capodanno che darà vita all’inquietante e sanguinosa parte finale del film.



Ma questo non è solo un lungometraggio che vuole far riflettere sulle responsabilità della società attuale in quella che è la rappresentazione e visione stereotipata del corpo femminile, ma è anche un duro colpo assestato all’interiorità di ogni spettatore. Ognuno di noi infatti è colpevole, a modo suo, di non essersi sentito abbastanza all’altezza, di aver dato troppo peso alle parole, ai desideri e al giudizio altrui, di aver creduto all’immagine distorta del proprio essere, creata dagli altri. Infatti Elisabeth e Sue sono guidate dalla loro smania di successo, dalla brama di approvazione altrui, dalla ricerca di perfezione e di giovinezza, che le porta a perdere la lucidità. Il non accettare i propri “difetti”, il proprio essere “umane”, le conduce verso la mostruosità. L’egocentrismo, le porta alla fine della loro esistenza.



La Moore, si lancia in quella che è una delle prove attoriali più importanti della propria carriera, che potrebbe trasformarsi nella dolce conclusione del suo percorso artistico. La Qualley, invece, per non adagiarsi nelle parti di personaggi rassicuranti, come invece aveva fatto la madre, l’attrice Andie MacDowell, di cui si apprezza la naturalezza attoriale, seppur all’interno di un percorso “piatto”, rischia tutto in un film che poteva potenzialmente rovinarle la carriera, dimostrando di essere versatile, coraggiosa e una delle migliori attrici della propria generazione, ingiustamente non considerata dall’Academy per la corsa all’Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista.



Sebbene la regista Fargeat, si dilunghi un po’ troppo nell’ultima parte del lungometraggio, resa volutamente eccessiva e siano, inoltre, presenti alcune scene didascaliche, come quella della stella di Elisabeth sulla Hollywood Walk of Fame, che vediamo come appena inserita, fino alla sua distruzione, The Substance rimane un ottimo film che emoziona e fa restare incollati alla sedia.



Una menzione d’onore va alla visione della Fargeat, all’immaginario, creato anche grazie ad un interior design spigoloso come la storia trattata, a colori che spaziano dalla violenza del rosso acceso al bianco asettico, richiamando il mondo di Shining di Stanley Kubrick.



L’ottima colonna sonora originale del film, rende la sua visione ancora più disturbante. Composta dal producer britannico Raffertie, catapulta lo spettatore in un loop di melodie elettroniche essenziali ed allarmanti come il suono di una sirena della polizia, ma che tengono viva l’attenzione.



In conclusione, con originalità e potenza nel far arrivare il proprio messaggio, The Substance punta un faro sul talento della Fargeat, ora guardata dai critici, dall’Academy e dal grande pubblico, con grande curiosità per ciò che potrà raccontarci in futuro.




CONTATTACI
SOCIAL
E-MAIL

Italia


instagram

schermimagazine@libero.it

© Schermi Magazine