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Gabriele

2025-03-30 15:18

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Articoli,

Gabriele

di Eleonora Verardi

Roma è un labirinto narrativo, un palinsesto stratificato in cui le storie si incastrano come sampietrini sconnessi. E in questo dedalo di possibilità si inserisce Gabriele, il nuovo cortometraggio di Matteo Scattaretico, un’opera che, dietro la sua apparente semplicità, nasconde un sottotesto ricco di suggestioni metanarrative e un’estetica che richiama il realismo urbano. All’interno del cortometraggio tutto ruota attorno a un casco, apparentemente anonimo, perso, abbandonato, che sfugge da una parte all’altra della capitale, in balia degli eventi.




L’opera prima di Matteo Scattaretico ci trasporta nelle strade affollate, tra i vicoli stretti e incontri fortuiti, alla ricerca di qualcosa che più che un oggetto è una possibilità di connessione con un passato che rischia di sfuggire di mano al protagonista. Nel corso della storia l’elmo errante, come se fosse il protagonista di una moderna Odissea, passa per le mani di chi Roma la vive e la subisce, e ogni nuova tappa è un piccolo squarcio nel tessuto urbano, una finestra aperta su storie che apparentemente restano fuori campo ma che percepiamo e viviamo quotidianamente. La spietata ricerca del casco - che diventa una sorta di MacGuffin hitchcockiano - è piuttosto un viaggio alla ricerca di sé, un modo per affrontare il dolore e accettare il fatto che, a volte, anche se gli oggetti scompaiono, i ricordi restano.




La narrazione suggerisce che la perdita dell’oggetto sia un atto involontario ma necessario, quasi un sacrificio simbolico che segna il passaggio del cambiamento interiore del protagonista e del suo rapporto con un dolore indimenticabile. Per tutta la durata della visione filmica non possiamo fare a meno di chiederci se il casco verrà infine ritrovato, o continuerà solitario il suo viaggio senza meta. E sebbene la risposta sia sicuramente meno importante della domanda stessa, puoi scoprirlo giovedì 3 aprile alle 18 al Cinema Troisi.




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