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Parthenope

2025-05-28 00:00

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Parthenope

Parthenope tra mito e realtà: la Napoli che incanta

Parthenope tra mito e realtà: la Napoli che incanta

di Beatrice Danieli

 

Si parte dall’Antropologia, la scienza del fondo culturale ma cosa essa sia Parthenope lo scoprirà solo attraverso la sua esperienza, 

Vedere.

Chi è Parthenope se non metafora della fresca e innocente giovinezza, colei che da forma agli amori e alle illusioni che pian piano decadono sotto la mano della realtà, una realtà sfacciata e approfittatrice.

Tutto si muove sulle note di una bellezza divina, oltretempo che non a caso si rifa al mito greco a partire dal suo nome, nata dalle acque del mare a cui rimarrà per sempre legata.

Che prezzo ha la sua bellezza in un mondo dove le apparenze la avvolgono ma non la soddisfano? 

É necessario dunque guardare ai personaggi secondari per poter capire chi Parthenope effettivamente sia e che cosa voglia diventare,

Punto cardine della sua persona è il fratello Raimondo (Daniele Rienzo), insoddisfatto e ai margini di una vita che non sente propria, che non combacia con la sua fragilità, nonostante ciò tenta di affrontarla.

Raimondo sente tutto.

Proprio per questo sprona Parthenope a lasciarsi andare alla vita, a vivere la giovinezza per quello che è e per quello che sarà, un’illusione.

Questo legame fraterno è lo specchio delle loro anime, un legame intimo e profondamente complice che segnerà per sempre la chiave di lettura delle esperienze della protagonista.

“La bellezza è come la guerra, spalanca le porte”
Scaltra e intelligente, Celeste Dalla Porta interpreta un personaggio consapevole di ciò che vuole ma non pienamente cosciente di ciò che può ottenere.

L’incontro con lo scrittore John Cheever (Gary Oldman) e le loro conversazioni le regalano nuovaconsapevolezza sui suoi anni: il tempo è un regalo di cui fare tesoro, non un minuto da sprecare.

Parthenope si interfaccerà a vari uomini nella sua vita eppure nessuno di loro riuscirà a penetrare quel velo di ambiguità che le fa da scudo, una donna con la risposta pronta ma che di risposte vere e proprie non ne ha.

L’amore, alla base dei suoi rapporti e nelle sue varie forme viene percepito come sfida, si pensi a Sandrino (Dario Aita), l’unico uomo che alla fine dichiara di averla capita, di aver compreso che la giovinezza e tutto ciò che ne deriva non può essere perpetuo, Sandrino è consapevolezza.

Nell’ultimo dialogo tra i due, teso e decisivo, si parla dell’età adulta colpevole di uccidere tutte le innocenze e gli auto-inganni della gioventù, l’inevitabile monotonia della quotidianità, il matrimonio, i figli, il lavoro.

Un posto di particolare rilevanza nelle vicende della vita di Parthenope è il professor Marotta, interpretato da Silvio Orlando ormai caro a Sorrentino.

Cinico e disilluso è l’ossimoro della giovane allieva.
Sin da subito stringono un patto, nessun giudizio.

L’unica figura che non approfitta della sua disarmante bellezza ma che sa vedere oltre, egli ne riconosce il potenziale e l’accoglie sotto la sua ala.

nel professore la ragazza si riscopre come donna, rimanendo fedele al suo lato fanciullesco.  

Attraverso dialoghi che, agli occhi dello spettatore, possono apparire privi di senso perché appartenenti a un codice comunicativo esclusivamente loro, i personaggi arrivano, nell’ultima parte del film, a una comprensione così intima da toccare corde dell’animo invisibili ai più, rivelando la fragilità nascosta dietro personalità burbere, segnate dalla vita.

Parthenope è l’inafferrabile, la sagoma degli anni che scorrono, la spensieratezza che si coglie solo quando è troppo tardi perchè impegnati a viverla.

 

LO SGUARDO SU NAPOLI

 

Sorrentino sceglie nuovamente Napoli come cornice della sua narrativa. 

Una cornice perfetta a rendere le tematiche della giovinezza e dell’illusione.

Così sento il dovere di citare Leopardi, che giunto a Napoli nei suoi ultimi anni descrive l’arrivo in città e la sua gente in tal modo:

 

«La dolcezza del clima, la bellezza della città e l’indole amabile e benevola degli abitanti mi riescono assai piacevoli». 

 

Impossibile dunque non rimanere stupiti dal gusto, dall’armonia e dall’eleganza partenopea che accarezza dolcemente ogni visitatore e che, nel caso del film candidato in varie categorie ai David di Donatello 2025, si sposa con i temi e lo stile.

Napoli contribuisce alla visione onirica dei ricordi passati, sfiorando anche quelli più brutti.

Riprendendo l’esperienza leopardiana, si coglie chiaramente ciò che il regista ha voluto evidenziare in scene come il ritorno della celebre attrice Greta Cool (Luisa Ranieri) nella sua città natale: Napoli è un luogo dominato dall’apparenza e dall’ipocrisia.

Il poeta, infatti, trascorso del tempo, esprimeva il suo disappunto:

 

«Qui non si pensa ad altro che a mangiare, dormire e chiacchierare»

L’atteggiamento degli abitanti è mosso dall’ignoranza, immersi in una superficialità che diviene un’arma contro la realtà perché più conveniente.
Una città immersa nel folklore, tra sacro e profano.
La gente di Napoli è devota ai riti di un fondo culturale che non progredisce, immobile nello spazio e nel tempo.
Cardinal Tesorone (Peppe Lanzetta) ne è l’emblema più significativo, colui che dovrebbe essere un contatto con Dio non ha altro credo al di fuori di se stesso, una figura d’uomo diviso e comunque in armonia tra moralità pubblica e le primordiali passioni.
 

In conclusione, Parthenope è un film che si propone come viaggio nell’anima, è critica sociale e amore per le proprie radici e Sorrentino ha saputo offrirlo al pubblico in tutta la sua bellezza.

 

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